Daniel Pennac, in Ecco la Storia, mette in bocca ad uno
dei suoi personaggi la seguente considerazione sull’atto di tradurre:
L'autore, Daniel Pennac |
“Oh, ma io sono un interprete e un
traduttore” avrebbe risposto Manuel Callado Crespo. “Nelle sette od otto lingue
in cui navigo correntemente non ho mai incontrato due parole che significhino
esattamente la stessa cosa. Non ho alcun merito nell’individuare i sosia: con
la caccia alle epsilon io mi guadagno il pane.”11 Per vedere come la questione
della traduzione sia entrata perfino nella finzione della narrativa, è
interessante anche la seguente riflessione metanarrativa dell’io narrante del
libro di Pennac: “È vero ancora che Yasmina Melaouah [la traduttrice di questo
romanzo di Pennac; nota dell’autore], Manuel Serrat Crespo, EvelynePasset e
alcuni altri dei miei amici traduttori dubitano che “la finestra”, “la janela”,
“dasFenster”, “the window” o “la fenêtre” indichino esattamente la stessa cosa,
poiché nessuna si affaccia sugli stessi rumori né si richiude sulle stesse
musiche”
Pennac D., Ecco la storia, trad. itMélaouah
Y., Feltrinelli, 2003
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