giovedì 14 gennaio 2016

09 The final job

L'approccio al termine "traducibilità" è stato svolto principalmente su due livelli. (1.31.4/54.1)

     Il primo, letterale (1.2), prende forma attingendo dalla visione del filosofo tedesco Walter Benjamin (3.3) che si palesa nel saggio "il compito del traduttore". Questo fa vedere come un buon traduttore debba saper esprimere l'essenza inafferrabile dell'opera tradotta, ovvero essere egli stesso poeta e scrittore. Più in generale, si vede come, attraverso la letteratura, vari autori definiscano il modus operandi della figura del traduttore: è il caso di Cicerone nel suo Libellum de optimo genere oratorum (3.1), di Pennac in Ecco la storia (8.3) e del post di Francesca Diano riguardo, appunto, l'arte del tradurre (7.2).
Un'applicazione pratica di queste concezioni si ritrova nella traduzione della poesia cimitero marino (2.1/2/3nonché nella poliglotta complutense di stampo più classico (8.4). In altri ambiti si possono osservare riferimenti alla traducibilità in maniera meno diretta: è il caso della capacità di Hal 9000 di tradurre il labiale nel film di Kubrik (5.1/2); della figura dell'interprete come figura professionale e analizzata nel film "the interpreter"(8.18.6); un incontro tra dialetto e linguaggio nazionale trattato da Repubblica (7.1) fino a sconfinare nella satira col problema della traducibilità intergenerazionale. (4.2)
Tuttavia, se una simile visione della traducibilità soddisfa le esigenze dell'arte, altrettanto non fa in ambito scientifico. Le scienze (7.3) richiedono un'universalità esatta: che in nessun caso si presti ad interpretazione. Ancora più assoluto è infine il linguaggio macchina: non sono stati pochi, infatti i tentativi di creare algoritmi per tradurre. Se da un lato ha creato diversi dispositivi hardware e software utili dall'altro hanno confermato l'impossibilità di prescindere dal "traduttore" di Benjamin per ovvi motivi (3.24.36.16.28.5).


     Il secondo livello analizza il termine in senso lato. La traducibilità intesa come incontro tra mondi diversi (3.4): dalla contrapposizione tra es e io; al fenomeno dell'emigrazione (8.2); all'incontro tra credenza popolare e scienza per finire nell'incontro tra culture in ambito culinario (3.5) e non (2.1/2/3).

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